HAES

Una "guida ad HAES" in italiano non esiste e ho quindi pensato di realizzare per i sempre più numerosi interessati ad HAES delle "Frequently Asked Questions", le Risposte alle Domande più Frequenti che riguardano HAES e il mondo circostante.
Molti di questi "punti" sono al centro di uno o più articoli pubblicati nel tempo sul blog di CCD, dove possibile ho inserito i link a questi ed altri contributi utili.
E' un lavoro in fieri ed è quindi suscettibile di cambiamenti. Sentitevi liberi di commentare, proporre aggiunte o correzioni, in fondo c'è lo spazio per i commenti, oppure potete scrivermi. Dopo averli letti potete consultare l'ultima revisione dei principi HAES pubblicata qui in italiano.

Eccole qui (ultimo update 21 - 1 - 2014)

Come nasce HAES?
HAES sta per Health At Every Size, ossia "Salute a qualsiasi dimensione". E' un acronimo coniato anni or sono da una ricercatrice e autrice statunitense, Linda Bacon, che ha così riavviato un movimento che nasce negli States alla fine degli anni '60 e che ha come suo obiettivo l'azzeramento della discriminazione sociale contro le persone di peso, i cicci e le cicce, i grassi, gli obesi. Tutti termini che raccontano una diversità ma che, pur neutri, vengono usati per arginare le personalità e la vitalità di chi non ha la forma della maggioranza delle persone. Sebbene non si possa ridurre un intero movimento ad un sito, un buon riferimento di partenza per chi vuole studiare HAES può essere l'HAESBlog.

Con HAES si dimagrisce?
HAES nasce perché l'individuo di qualsiasi dimensione diventa consapevole di volersi occuparsi della propria salute e di essere l'unico titolato a farlo.
HAES propone un approccio alla vita fondato sull'amore per il proprio corpo e il movimento fisico, come strumenti per trovare e conservare la gioia di vivere. In questo senso è senz'altro possibile che chi segue HAES finisca per vedere diminuire la propria massa grassa. Chi segue HAES punta prima di tutto a stare in salute.

Dov'è la Dieta HAES?
Non esiste. Anzi. Il movimento nato attorno ad HAES combatte le diete con ogni mezzo. Il dietismo, infatti, è fatto di tentativi che in varie età della vita chi è obeso mette in atto per tentare di diventare normoforma. Le diete, però, nel 95 per cento dei casi non funzionano, nel senso che la ricerca dimostra come dopo cinque anni le persone che hanno perso peso con una dieta lo riprendono, spesso con gli interessi. Non è un caso che riprendere il peso perduto tra mille sacrifici sia l'esperienza più diffusa tra cicci e cicce.

Posso seguire HAES mentre faccio una dieta?
Chi segue una dieta può entusiasmarsi per i risultati che raggiunge via via, se li raggiunge, ma tolte alcune eccezioni (il 5 % del totale) in realtà presto o tardi finirà per sentirsi depresso e malato. Questo accade per le privazioni alimentari subite, perché il "nuovo corpo" non è la soluzione finale a tutti i problemi e, infine, perché i chili perduti si riprendono a volte molto rapidamente.
Seguire una dieta quindi non è solo dannoso per l'organismo, lo è anche per la propria psiche. Le condizioni per fare una dieta sono talmente rigide, allontanano così tanto dal proprio corpo che invece si vorrebbe "curare" da risultare del tutto incompatibili con l'approccio gioioso e pieno di vita di HAES.

E allora come faccio a seguire HAES?
Lo so, seguire una dieta è difficile per un verso e molto comodo per un altro. Ci sono le calorie da contare, ci sono i cibi che si possono mangiare e quelli che non si possono mangiare, c'è scritto quando si mangia e in che modo si mangia. Ci sono obiettivi tangibili da raggiungere (peso, girovita ecc.), c'è magari un medico che ci segue e non bisogna inventarsi niente.
Con HAES la sfida è molto più grande perché non c'è niente e nessuno da seguire.
Si tratta di riscoprire l'unicità di quello che si è, di tornare ad amare il proprio corpo anche quando è ciccione e di ascoltare i suoi segnali, di voler respirare a pieni polmoni. Si tratta cioè di respingere decenni di cultura che confonde la salute con la magrezza ed emargina tutti gli umani che non ci si conformano. Non è facile, all'inizio occorre ricordarselo e fare il punto piuttosto spesso, bisogna continuare ad essere consapevoli di sé fino a quando la cosa non diventa automatica.

Ma se rimango obeso/a starò male!
L'obesità in sé NON è una malattia. Ma lo dicono in tanti, ce lo ripetono ossessivamente la televisione e i giornali, e quindi a pappagallo milioni di esseri umani. Ma questo non lo rende vero. Tutti citano l'Organizzazione Mondiale della Sanità che, invece, sul suo fact sheet la definisce un fattore di rischio. E la distinzione è decisiva.

Ok, non è una malattia, ma va comunque curata no?
La ricerca, ampiamente promossa in ambito HAES, racconta anche un altro aspetto della verità: l'obeso in forma, quello che fa movimento regolarmente e torna ad avere un approccio sano con l'alimentazione, è in salute molto più di un magro che si muove poco e/o mangia male. In altre parole quel fattore di rischio se non azzerato è ampiamente ridimensionato grazie ad HAES (non manca chi mette in discussione anche il fatto che sia un fattore di rischio ma devo ancora imbattermi in una ricerca convincente su questo).

Ma io ho saputo che obesità in salute non è possibile!
Già. Ogni tanto la stampa dà fuoco alle polveri pubblicando sull'argomento sempre gli stessi dati. Quella ricerca di cui tanto si è parlato e si riparlerà sicuramente è una meta-ricerca resa incosistente dal fatto che i soggetti presi in considerazione non si sa se facevano o meno una qualsiasi attività fisica né quale fosse la loro salute cardiovascolare (se vuoi divertirti, leggi qui).
E' importante capire che l'obesità è un grande business, non solo per chi propone diete, ma anche per la televisione, la pubblicità e via dicendo. Se l'obeso diventa un malato diventa anche un pollo da spennare, e a mare tutto il resto.

Accettare se stessi significa indulgere e ingrassare?
Non so esattamente come sia nato questo mito. Mito, almeno, per quanto riguarda HAES.
Accettare se stessi non vuol dire mettersi sul divano e dirsi che tutto andrà bene. HAES significa invece "attivarsi". Perché accettarsi significa comprendersi, cercare di sapere chi si è, prendere consapevolezza della propria ricerca. A quel punto un po' di moto quotidiano e un approccio più sano al cibo sono le conseguenze più ovvie.
Il vero problema, semmai, è che molti ex-obesi e moltissimi normoforma ritengono di poter insegnare a chi è obeso quello che deve fare della propria vita. Loro non accettano i cicci, e questo, come dimostra la ricerca, tende a far ingrassare e ad innescare depressioni.

Cosa significa Peso Salutare?
Venendo dal dietismo siamo ancora condizionati a misurare lo stato di salute di una persona dal suo peso. E' un modo per eliminare la complessità dell'individuo. Lo giudichiamo senza conoscere la misura della sua attività fisica, il suo rapporto con il cibo, la sua vita affettiva, i suoi guai di natura medica. Parlare di peso è dunque un nostro fortissimo condizionamento e per questo ho coniato questa espressione, considerandola un "ponte" lessicale tra l'ossessione attuale per il peso e HAES.
Il Peso Salutare è il peso che si raggiunge quando si è deciso di farsi del bene e adottare HAES, e non è quindi un numero sulla bilancia.

Il mio medico dice che mi devo operare. Che fare?
Ci sono condizioni di obesità assolutamente estreme che possono comportare problemi immediati per la salute, problemi che non possono cioè essere risolti nel tempo. In quei casi la chirurgia bariatrica può essere vista come un "salvavita", nella speranza evidentemente che l'intervento vada bene (spesso non è così). Spesso per fare l'intervento viene chiesto di dimagrire, il che innesca tutti i tipici problemi di una dieta con in più la "tagliola" dell'attesa per l'intervento. Un vero e proprio psicodramma che richiede molto supporto anche in famiglia laddove possibile.
In tutti gli altri casi in cui viene impiegata, e succede quotidianamente, il suo uso è del tutto contrario all'approccio HAES. Non solo mette a rischio la salute della persona, ma la trasforma in un malato permanente: per tutta la vita dovrà seguire una serie di regole rigide e di controlli medici per mantenere la nuova forma raggiunta sotto il bisturi. Così facendo non avrà più possibilità di ascoltare il proprio corpo e dovrà affidarsi completamente ai farmaci.
Quella attuale è un'equazione dove la chirurgia viene vista come la soluzione definitiva per tornare tra i normali. Ed ha un tale successo la propaganda di questo business multimilionario che ormai molti medici non si fanno scrupoli a consigliarla anche a chi "soffre" di obesità moderata.
HAES significa iniziare un percorso per sentirsi bene, non per sentirsi malati cronici.

Il mio BMI dice che sono obeso. Devo crederci?
Il BMI è uno strumento fallace e datato che offre una qualche indicazione sulla vicinanza o lontananza di un individuo rispetto ad un certo dato statistico. Chi lo usa perlopiù prende l'altezza della persona e il suo peso, applica una formuletta di rito, e tira fuori il dato.
Un numero del genere non è evidentemente d'aiuto nel determinare lo stato di salute di una persona. Può essere utilizzato appunto solo per definire quanto si è lontani dalla forma standard. Magari a qualcuno può anche interessare.
La celebre rivista scientifica Science ha definitivamente seppellito il concetto di BMI nell'estate del 2013. Per HAES è importante, perché la semplificazione in numeri della salute dell'individuo obeso è uno dei più grandi attentati al benessere della persona.
Questo non vuol dire che si sia o non si sia obesi, ma solo che la forma del proprio corpo non basta ad indicare il proprio "livello di salute".

Il mio medico non conosce HAES
Niente paura, è in ottima compagnia! Nonostante HAES rappresenti ormai il fronte più avanzato della salute, il dibattito sull'obesità se ne è accorto finora solo negli USA e in Gran Bretagna. Gli altri paesi, Italia compresa, ne sono ancora molto lontani.
Ciò nonostante si può avere la fortuna di imbattersi in un medico che propugna i medesimi principi di HAES senza sapere che si tratta di HAES. Accade con alcuni bravi nutrizionisti che da soli e con i propri studi hanno capito quello che i loro colleghi non sanno e hanno nei fatti adottato HAES.

Per iniziare HAES devo andare dal medico?
In generale, HAES sta alla medicina come il pesce al formaggio: tolti gli aspetti clinici delle obesità estreme, HAES punta a sganciare la vita del ciccio o della ciccia dal condizionamento pregresso secondo cui l'obeso sarebbe un malato. In questo senso, se non si hanno specifiche patologie, il medico serve a poco, mentre un nutrizionista che sia esperto e HAES-oriented può entrare come consulente in un percorso di vita che è però molto più ampio. Inizierei riscoprendo la gioia della respirazione profonda e di una bella passeggiata ogni giorno tenendomi il più lontano possibile da farmaci e ospedali.

Ma grasso/a mi sento brutto/a! HAES come risolve?
La motivazione che impegna così tanti cicci e cicce in mezzo mondo a dimagrire con diete terrificanti è perlopiù quella estetica, spesso coperta dall'ideologia salutista. Ed è spesso proprio questa a mascherare l'offensiva mediatica che da molti decenni spinge in un angolo cicci e cicce definiti esplicitamente brutti in quanto cicci. A tutto questo si aggiunge la trasmissione dell'odio da padre/madre in figlio e la conseguente emarginazione per la forma del proprio corpo che molti subiscono fin da piccoli. Su tutto poi pesa la diffusa convinzione, su cui prospera l'industria dietistica, che chi è obeso lo è perché è pigro, malato, non ha forza di volontà, disvalori che possono insinuarsi tra cicci e cicce anche nelle personalità più forti tanto sono propagandati con violenza.
Stare bene con se stessi è un percorso personale, di certo parte dall'accettazione di sé, dei propri pregi e dei propri difetti. HAES non aiuta a sentirsi belli, HAES aiuta a ricordare a se stessi quali sono le cose che contano.

Che ha a che fare la discriminazione contro gli obesi con HAES?
HAES è un ingranaggio salutistico che si innesca e ruota dentro un individuo ad alcune condizioni. La più importante e decisiva è che lui o lei prendano consapevolezza di non essere "sbagliati" per il solo fatto di non avere una forma statisticamente simile a quella della media delle persone.
E' un processo complicato, perché chi ha un'obesità di lungo corso ha passato l'intera vita sentendosi "fallato", fin da bambino e poi crescendo. Riscattare se stessi ai propri occhi e quindi agli occhi del mondo richiede energia e voglia di vivere e molti hanno semplicemente imparato ad esprimere poco o niente dell'una o dell'altra.
Non è possibile sganciare l'obesità dall'identità dell'individuo, e il giudizio degli altri pesa enormemente sull'identità soprattutto (ma non solo) in giovane età. La discriminazione entra in modo perverso in questo meccanismo di emarginazione e diminutio della persona ponderalmente rilevante. Non è un caso se la ricerca abbia ormai appurato come il cosiddetto fat shaming provochi in molti obesi, soprattutto giovani, crisi depressive e aumento di peso. Diciamo anche che ci è voluta una ricerca per far capire a chi è abituato a giudicare i ciccioni "per il loro bene" che è meglio, prima, giudicare se stessi.

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