mercoledì 8 gennaio 2014

Il solo modo per dimagrire e non riprendere peso

"Ma com'è possibile che non se ne rendano conto?"
Me lo ha chiesto Susan, una madre di famiglia che ho conosciuto in rete tra gli attivisti HAES. Lei vive negli Stati Uniti, dove un manipolo di militanti sta portando ad un cambiamento radicale nel modo di affrontare la questione obesità. E mi chiedeva a che punto fossimo in Italia. Ho scoperto che non è facile spiegare la nostra situazione di "arretratezza culturale".

HAES non è una dieta, non è una ricetta, non è una cura, non si vende e non si compra
, è insomma la negazione assoluta del dietismo tradizionale, della cultura della privazione, dell'alimentazione colpevolista e del grande business dell'industria di settore, del suo indotto, della chirurgia bariatrica spacciata come bacchetta magica. HAES è una risposta a tutto questo, ma sfugge alle categorie precedenti. Per questo, ho detto a Susan, in Italia è probabilmente più difficile parlarne di quanto non lo sia negli Stati Uniti, noi italiani siamo profondamente conservatori.

Quando parlo di HAES qui da noi la prima reazione è sempre la stessa: "se mi accetto per quel che sono non dimagrirò mai". Una reazione che non ha niente a che fare con HAES e che significa due cose: la prima è che "comunicare HAES" è assai difficile, la seconda è che questa difficoltà dipende proprio dalla modalità con cui per decenni abbiamo affrontato la questione della "ciccia". Per tutto questo tempo infatti ci siamo limitati a pensare che dimagrire fosse la risposta, senza chiederci cosa significhi dimagrire, cosa voglia dire essere in salute, dove sia la serenità e quale vita vogliamo per noi stessi.

Dimagrire davvero e in modo durevole è quasi sempre una conseguenza dello star bene con se stessi, perché volersi bene implica un rapporto più equilibrato con l'alimentazione e percepire direttamente la gioia di un'attività fisica quotidiana. E' vero, significa anche una vita più appagante sotto tutti gli aspetti, ma è difficile parlare di piacere e di gioia a chi ha vissuto nel mondo del dietismo e associa la sofferenza e la depressione al gigantesco sforzo che ha fatto, deve rifare e rifarà per dimagrire.

La maggiorparte di coloro che hanno fatto una dieta dovrebbero sapere che è inutile, perché dopo qualche anno quei chili li hanno ripresi. In realtà però spesso non lo sanno: Ieri un amico mi raccontava di una sua dieta che aveva funzionato, perché anni prima era sceso di quasi trenta chili. Ma non si rendeva conto che in realtà ha fallito: oggi quei trenta chili li ha ripresi tutti.
Ecco, non sapeva che la dieta fosse andata male e voleva ricominciare a seguirla.

Ci sono trasmissioni tv, qui come negli Stati Uniti, in cui cicce e cicci vengono fatti dimagrire nei modi più spettacolari possibili, sempre attraverso enormi sacrifici e cambiamenti epocali dei propri stili di vita. Nessuna trasmissione, naturalmente, segue i cicci e le cicce a cinque anni dal dimagrimento. Le statistiche ci dicono che il 95 per cento di loro quei chili li riprendono tutti, con gli interessi. Ed è una cosa che è meglio non far sapere in giro.

Susan conosce questo meccanismo con cui celiamo a noi stessi la verità. Cicce e cicci sono passati spesso per innumerevoli diete, hanno perso tanti chili con la sola forza della volontà, una forza tremenda e assoluta, ed è solo umano se dopo qualche anno tutto quello sforzo si sia vanificato: torturare se stessi si può fare, per un periodo, ma prima o poi la nostra identità viene a chiedere il conto. Eppure, quando si riprendono quei chili, ecco che scatta di nuovo il solito ingranaggio psicologico: "devo rimettermi a dieta". E così passano gli anni, i decenni, con corpi che perdono preso e lo riprendono, con persone che attendono di perdere peso per essere felici.

E' in tutto questo che interviene HAES. Non per "giustificare" quello che si è, non per "accettare" la ciccia né tantomeno per sventolare l'orgoglio obeso. HAES significa donare a se stessi un modo diverso di vivere. Ricordando, ad esempio, che l'obiettivo primario non è dimagrire ma è star bene ed essere felici. Dimagrire può ancora essere un obiettivo, ma deve essere uno scopo secondario, un qualcosa che accade naturalmente in un quadro di nuovo equilibrio. Solo così può essere permanente. E basta parlare con quei pochissimi che dopo una dieta hanno mantenuto un peso stabile per molti anni: l'unica strada è volersi bene. Su questo si può costruire un "ponte" tra il dietismo tradizionale e HAES, un ponte che non va realizzato in cucina o in palestra, è un ponte per il nostro cervello, la nostra capacità di percepire una nuova possibilità.

E' vero. Forse non si arriva ad HAES dall'oggi al domani, forse per dimagrire ci vorrà più tempo, ma cercare la felicità non è forse qualcosa per cui valga la pena guardare alla propria storia personale, fare un bilancio delle diete fatte e mettere tutto questo in discussione? Che ne pensate?

HAES, qualche link:
Wikipedia (tradotto dall'inglese)
HAES Community
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