venerdì 27 dicembre 2013

Cicciosità, un discorso di fine anno (extended edition)



Sono iscritto a diversi gruppi sull'obesità su diverse piattaforme web e se c'è una cosa che proprio non si può dire di cicce e cicci è che non abbiano coraggio. A leggere le loro storie, le sofferenze che in tanti abbiamo condiviso, i momenti di gioia per qualche chilo coraggiosamente perduto e lo scoramento per quelli riguadagnati, emerge chiarissima tutta la loro incredibile forza. Una energia, una capacità di ricominciare, che sconfessa i pregiudizi di cui noi cicci, ancor di più se donne, siamo vittime. La minoranza rappresentata in questi spazi di discussione è la dimostrazione più evidente degli enormi sacrifici a cui ci si può sottoporre quando si tiene alla propria salute.

Dico questo sebbene chi mi legge sappia benissimo dell'avversione che nutro per il dietismo che spesso, non sempre, causa la sofferenza più grande. Le sue conseguenze drammatiche sulla salute, con i chili ripresi (con tutti gli interessi) e con il senso di un fallimento personale, lo squallido business che lo alimenta, la compiacenza dei media italioti e il comodo alibi che fornisce a quei medici nostrani che ancora resistono ad aggiornare il proprio approccio all'obesità.

Sono gli ultimi giorni del 2013, presto molti su quelle piattaforme web e altrove faranno quello che spesso si fa proprio in questo periodo: i "buoni propositi" per l'anno prossimo, con l'intento di dare al 2014 il senso di una svolta personale. Ecco, su questo vorrei concentrarmi, sul domani.

Promettersi qualcosa per l'anno che arriva può rappresentare qualcosa di più di una dichiarazione di principio. Dovrebbe nascere da una rilessione sulle esperienze passate e dovrebbe, soprattutto, essere collegato direttamente a quanto è realistico "portare a casa" per il 2014. Se si chiede troppo a se stessi, se si vuole una "svolta salutista" senza studiarne i perimetri e le qualità, si rischia di finire il prossimo anno con un fallimento, come tanti di cui leggo proprio in questi giorni. Bisogna essere razionali. Farsi prima di tutto delle domande. Ad esempio:

- Quante diete ho fatto fino ad oggi?
- Quanto hanno funzionato?
- Perché hanno o non hanno funzionato?
- Esistono alternative alle diete?
- Devo dimagrire per essere felice e in salute?

So che per alcuni sono domande provocatorie. Siamo quasi tutti cresciuti sotto assedio, o almeno siamo stati sotto assedio, da quando abbiamo iniziato ad assumere una forma diversa da quella della maggioranza. Là dentro, dentro le mura che abbiamo costruito per resistere alle critiche, ai consigli e all'esclusione di una società ossessionata dalla normoforma, siamo stati comunque bombardati da una cultura malata fatta di trasmissioni televisive, articoli di giornale, pubblicità e moda. Spesso persino i nostri familiari e i nostri amici pur nelle migliori intenzioni sono loro malgrado divenuti alfieri della cultura del dietismo, della convinzione che se siamo ciccioni è perché siamo sbagliati, agiamo in modo malato e non riusciamo a gestire noi stessi.

So anche che sto generalizzando. Non tutti coloro che mi leggono si ritroveranno in questo profilo, ognuno di noi è diverso, ma è questo il minimo comune denominatore delle molte lamentazioni che sento in questi giorni. Dietro ad una dieta fallita, ad un dimagrimento non avvenuto o all'interruzione di un percorso di dimagrimento c'è infatti la sensazione del fallimento, dell'ineluttabilità di una condizione fisica che si arriva a detestare, la percezione di una fragilità personale che condurrà alla malattia e via terrificando. Ecco perché credo che proprio in questi giorni, formulando i buoni propositi per il 2014, possiamo tutti approfittarne per porci quelle domande, per far prevalere la nostra razionalità, la nostra capacità di comprendere il nostro corpo, la grande forza che sappiamo di poter esprimere, e cercare nuove risposte.

L'obiettivo, infatti, non può essere, non più, perdere peso. Non nel 2014, non dopo tutto quello che è emerso in questi anni dalla ricerca sull'obesità. O, almeno, non può più essere solo quello. L'obiettivo, infatti, dovrebbe essere star bene con se stessi e mantenersi in salute, con ricadute immediate sull'umore, la qualità della vita e il rapporto con l'alimentazione. Non si tratta, quindi, di abbandonarsi all'illusione di una nuova dieta dimagrante, ma di andare a riscuotere il proprio diritto di vivere, di adottare un percorso che porti subito la luce e releghi al passato il buio del conteggio delle calorie.

No, non sto dicendo che bisogna essere felici di essere cicci, sto cercando le mie personalissime risposte a quelle domande, visto che la società in cui vivo mi propina solo ricette sballate e dannose. Io già so che le diete non funzionano, e non solo perché come quasi tutti qui l'ho sperimentato sulla mia pelle, ma anche perché lo dice la scienza, visto che la stragrande maggioranza di chi vi si sottopone riprende tutti i chili perduti entro pochi anni. Io già so però che fare una dieta è una battaglia difficilissima combattuta ogni giorno, ogni ora, ad ogni pasto. So anche come ci si sente quando la dieta si interrompe. Una guerra che si combatte nell'oscurità e che finisce nel baratro. So che io questo non lo voglio più, so che la mia vita è molto più della forma del mio corpo, so che non intendo affidare la mia serenità alla psicosi di una società malata, so ormai per esperienza diretta oltreché per studio che dimagrire non significa star bene, ma che star bene aiuta tutto l'organismo a trovare un nuovo equilibrio, un equilibrio vero e che, sì, questo spesso porta con sé una perdita di peso.

Per il 2014, e concludo questa troppo lunga esternazione di fine anno che spero mi perdonerete, vediamo di finirla una volta per tutte con il dietismo. Iniziamo ad apprezzare quello che il nostro corpo fa per noi. Ci porta in giro tutti i giorni, ci fa respirare, com'è bello respirare no?, ci fa sognare, ci fa godere, ci permette di amare. Per il 2014 diamoci come obiettivo quello di volerci bene per quello che siamo. Mettiamocela tutta. Una ritrovata serenità ne sarà la più ovvia conseguenza e se questo equilibrio porterà anche ad un dimagrimento, allora tanto meglio, non siamo qui a dire che essere cicci è meglio che essere magri. Ma smettiamola di farne il centro dei nostri sforzi, perché è come buttar via l'acqua da una barca che affonda senza vedere che basta tappare la falla per rimanere a galla, godersi il sole e, perché no?, di quando in quando farsi un tuffo.

Auguri per il nuovo anno a noi tutti!

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