sabato 2 novembre 2013

Volersi bene/ Sorelle di taglia

Mi perdoneranno i signori uomini se parlo di un argomento che sta molto a cuore alle donne e mi perdonerete se mi dilungherò un po'.
In vista di un evento al quale avrei partecipato, mi è capitato recentemente di riprovare a dare una sbirciata all'abbigliamento per signora in un grande magazzino. Volevo evitare il reparto "taglie calibrate", dove tutto fuorché il gusto mi sembra calibrato sui miei desideri, anche se la maggiorazione del prezzo mi pare adeguata. Sono rimasta nel reparto "donne normali". Lo chiamerò così per far capire che noi donne in carne siamo una categoria di donne "non normali" o forse persino "abnormali" come direbbe Aigor nel film "Frankenstein jr.".
Ho osservato moltissimi capi, ce n'erano fino alla XL che, paragonate alle S, non avevano che pochi centimetri di differenza. Tutto ciò che ne ho ricavato dopo essermi provata un capo così piccolo e così informe (che recava la dicitura XL) che mi stava come la pelle del salame e che mi rendeva sexy come un cotechino, è stata una desolante conferma del fatto che in Italia i vestiti sono spesso senza forme, non tengono conto delle fattezze femminili né delle fattezze in generale, e le taglie si fermano da decenni ormai, alla 44.

Quasi tutte le industrie dell'abbigliamento sono gestite da cinesi, i cinesi producono vestiti commissionati da ditte con proprietari italiani in Italia, i capi arrivano nei negozi con la targetta "Made in Italy" e le taglie non corrispondono più. Per farla breve, una 48 veste appena come una 42. Non corrispondono nemmeno i numeri delle scarpe. Io porto una 37 ma sono costretta a chiedere una 40 con buona pace della commessa, che mi guarda come se fossi una poveretta, una che non riesce a accettare di avere due piedi così spaventosamente grandi. Perché di discutere sulla manifattura dell'oggetto davvero non se ne parla.

Tutto ciò non è per parlare dei cinesi tanto vituperati ma tanto utili a tenere i prezzi bassi attraverso lo sfruttamento del lavoro minorile, o degli sfruttati che producono per le grandi marche di abbigliamento in Pakistan o Bangladesh (anche loro riducono le taglie): i discorsi anticapitalisti li farò un'altra volta, anche se a dire il vero non sono poi così sicura che il sovrappeso e l'obesità non abbiano nulla a che spartire con il capitalismo. Da molto tempo per vestirmi dopo aver tanto sfruttato gli abiti di mamma e di zia, sono costretta a comperare solo capi provenienti dal nord Europa, nei banchi dell'usato, al mercato, nei negozi vintage, ex sartoria. A parte che sono molto più belli, non mi danno alternativa.

Io non sono ricca e cerco di farmi bastare le cose e quindi vedo che è inutile acquistare un capo che non corrisponde, si finisce per abbandonarlo subito quando non si restringe ulteriormente dopo il primo lavaggio. Da quando avevo 20 anni provo a mettermi pantaloni che mi piacciono ma che non si chiudono, a infilarmi giacche che poi mi stanno strette e non si chiudono sul seno, non perché io sia straordinariamente obesa, ma perché non mi concedono quei dieci centimetri in più di possibilità per chiuderli. E le alternative che mi offrono sono desolanti quanto i pantaloni della tuta.

Recentemente ho visto che molte ditte italiane (ancora poche, rispetto alla domanda, infatti se avete notato quando ci sono i famosi saldi si trovano solo taglie piccole perché quelle grandi finiscono subito) si stanno adeguando a fabbricare ottimi vestiti "curvy", e casualmente ho scoperto che su Ebay UK (ci tengo a dire che non è pubblicità, ma è disperazione ah ah ah!) ci sono abiti di ogni tipo, di ogni tessuto e di ogni colore, economici o meno, anche molto belli e molto femminili, che si possono acquistare on line con un semplice click pagando la spedizione, che non è così cara, considerando i prezzi di tanti capi acquistati in boutique risicati in centimetri che poi si rivelano insoddisfacenti.
Anzi, per ogni capo non è specificata solo la taglia, ma anche i centimetri (pollici) per spalle, busto, vita, fianchi, lunghezza gambe e persino cavallo. Interessante capire come gli inglesi non abbiano fatto una piega risolvendo in modo pragmatico la questione. Cioè in sostanza dicono: "il vestito deve piacere a te, devi portarlo te, non possiamo importi delle scelte o costringerti a gettare la spugna". Hanno fatto gli stessi vestiti per tutti tranne, credo, taglie assolutamente extra (per assolutamente extra intendo eccezionalmente grandi, per quelle però si può fare una ricerca aggiuntiva e prima o poi qualcosa si trova). E' il vestito che deve andare bene alla persona, non viceversa. Una soluzione geniale che toglie dall'imbarazzo molti acquirenti che ormai non mettono più piede in un negozio, e alzerebbe le vendite anche in Italia.

C'è un aspetto molto antipatico che riguarda proprio il "tanto peggio tanto meglio" (sei discriminata già pesando 70 chili) e che provano tante persone che come me hanno qualche chilo in più; cioè il fatto che non venendo gratificati da cose come l'abbigliamento - sopra la classica 60 di vita non sei più considerato nemmeno un essere umano - finisce che siano spinti a buttarsi sul cibo con maggiore accanimento. Perché a quel punto, varcato il confine della "imperfezione" ci si può anche infilare un paio di pantaloni della tuta possibilmente un po' sformati, già usati, di quelli che ti "perdonano" perché sono accoglienti con tutti, e non preoccuparsi più del problema, perché troppo frustrante da affrontare. Non trovare cose carine da mettersi, specialmente per una ragazza, può accrescere il senso di inadeguatezza, magari si finisce per non uscire più di casa e si innesca un circolo vizioso senza fine.

Io so che dietro il sovrappeso e l'obesità ci sono molte altre problematiche, diverse per ognuno di noi, ma le cose vanno risolte soprattutto per gradi, e questo aspetto della "gratificazione" non è tanto secondario. Dato che, come dicono, bisogna lavorare sull'autostima, ma ponendosi traguardi umani e non obiettivi assoluti.

Insomma, per farla breve, le cose che ho comprato mi piacciono, valorizzano le mie curve, e le amiche mi chiedono dove caspita le abbia trovate, ma soprattutto piacciono a me e credo che il rispetto di sé, dimostrare che si può essere belli e desiderabili, aldilà dei vestiti, sia il primo passo per dimagrire senza mortificarsi troppo, o per restare cicci e ciccie piacendosi e volendosi bene.

Pralina Tuttifrutti delle Brigate Grosse

Nessun commento:

Posta un commento